venerdì 12 gennaio 2018

Il Sabotatore di Giorgio Cavagnaro

Nel raccontare fiabesco il viaggio di una vita a capitoli: Qui si racconta di quando il mondo sembrava intero... dai racconti picareschi dove ogni capitolo iniziava così
"Ogni romanzo, a meno che non scelga la finzione del genere, è un monumento, un cenotafio, una sala di rianimazione della propria adolescenza, dell’essere stati ragazzi, il tempo nel quale, come spiega Flaubert, da medico mancato, ogni cosa era, sì, straziante, ma ancora intera, come il primo giorno della creazione della nostra esperienza, quindi del mondo stesso.” Fulvio Abbate parla del Sabotatore di Giorgio Cavagnaro
Il sabotatore di Giorgio Cavagnaro resta appiccicato sopra ogni familiare io ora incontri e ognuno di loro è uno dei fratelli.
Emilio è il figlio che arriva tardi in una famiglia già composta da cinque figli adulti, arriva e diventa quello più uno.
 Non fa gruppo, troppo piccolo, e lo ritroviamo adulto e fuggitivo.    A Emilio viene una idea bislacca. E la mette anche in pratica. Pensiero numero 1. Sulla Cassia a fare l’autostop. O verso la Tiberina. Andiamo a casa con Novalis
"Ci sono cose che si capiscono subito, altre che si scoprono dopo un po’. Alcune si svelano dopo anni e anni di convinzioni opposte, come succede in politica. Lotti per una vita in nome di un sacro ideale e in tre minuti capisci che ingenuo sei stato. Altre ancora non si capiranno proprio mai, e pazienza. Sarà per la prossima volta." Come nella famiglia Garboli anche io non ricordo, come Emilio, una occasione, fuori dal tempio familiare, in cui erano presenti entrambi i genitori. Per quanto potesse essere assurdo i due coniugi anche a messa andavano in due chiese diverse. Nelle famiglie una volta esistevano i ruoli.  Ci racconta Emilio questa famiglia degli anni sessanta, tutti a tavola, le due sorelle, la Strega e la Migliore, i tre fratelli, il Serio, il Ciccione, il Dissoluto. Ora i personaggi stanno tutti qui, sorpresi nei loro ruoli codificati, intorno al tavolo dei genitori dove si riuniscono due o tre volte all'anno.
Un romanzo godibile che io ho già letto due volte, fermandomi a gustare le canzoni, le unicità dei momenti, il piacere delle somiglianze, la storia che passa sulle individualità rendendo più difficile il riconoscimento anche agli stessi protagonisti. Dove torniamo? Si domandava Novalis e noi con lui rispondiamo: Sempre a casa. La Letteratura ci rimane, avendo ormai perso la casa. 
Ippolita Luzzo  

Nessun commento:

Posta un commento