venerdì 10 novembre 2017

La Resistenza del Maschio di Elisabetta Bucciarelli


In tempi di molestie di maschi verso femmine, molestie avvenute nella notte dei tempi, il libro di Elisabetta Bucciarelli delinea un altro maschio.
Comincia con alcune poesie
C’è sempre qualcosa di assente che mi tormenta. (Camille Claudel)
L’Anima si sceglie il proprio Compagno –
Poi – chiude la Porta [...] (Emily Dickinson)
e poi “Mi guardi con occhi penetranti”...  «non esiste mai una separazione definitiva, non riesci a chiudere una storia come si deve, è una continua riesumazione, siamo circondati da salme di rapporti»
«C’è una geometria in ogni circostanza della vita. E ogni esistenza ha una sua forma geometrica»
L’uomo  si presenta al verbale della polizia stradale al ritorno  da una conferenza sull'architettura degli ordini monastici, ha appena schivato uno scontro frontale, cioè avrebbe potuto essere uno scontro se la conducente dell’altra vettura non avesse deliberatamente preferito andare a sbattere contro un palo della luce. Comincia così questo romanzo a più voci, più persone narranti, ognuna di esse con i suoi pensieri e il suo vissuto.
 Seguiamo l’uomo, di cui non sappiamo il nome però conosciamo età e professione, moglie e idiosincrasie, lo seguiamo all'università mentre spiega.
«Bella Prof» commenta un ragazzo in prima fila «Questo è un altro motivo per cui credo sia importante insegnarvi a misurare le distanze, una volta che avremo stabilito come si procede e ci saremo allenati a farlo, tutto sarà più semplice. Non solo nella professione. Ricondurre l’esistenza a un segno è un’operazione di sintesi. Noi siamo ancora fermi all'analisi, riconoscere le parti, trovare le invarianti, ecco cosa mi aspetto da voi». Lui “È convinto che ci siano molti segreti nella misura degli oggetti. Lui misura per trovare qualcosa che sente ma non conosce ancora. Per cogliere le relazioni tra le cose e tra le persone.”
 Per trovare il suo posto nello spazio.
Da un’altra parte tre donne stanno aspettando in uno studio ginecologico il dottore ancora assente e la conversazione verte sui maschi. Tre donne: Chiara, Silvia Marta.
«La specie in mutazione dei maschi che resistono» Dice sicura Marta «quella che si sottrae, che non fa il suo dovere, non protegge, non mantiene, non fa i figli, non fa un beato cavolo di niente. Invade il territorio e basta». 
 A scuola, nell’aula universitaria troviamo il professore con Piero della Francesca «Seguitemi, geometria, dal greco gè, terra, e metria, cioè misura. È la scienza che si occupa delle forme nel piano e nello spazio e del loro stare insieme, delle loro relazioni».
 da “Non ho spazio” dal messaggio di lei al messaggio di lui, del professore, ora alle prese con un altro spazio, lo spazio dei sentimenti.
Lo spazio per le cose che desideriamo si trova sempre. Buona serata. (Il mio colore preferito è il blu)e subito dopo la risposta “ anche Klein cercava uno spazio sconosciuto, nascosto: il blu.”
«Ognuno potrà riflettere sulla sua personale ricerca di una posizione altra, il desiderio di trovare la propria dimensione incognita. A questo serve l’Arte, toglie il respiro, come il desiderio. Offre possibilità, vie d’uscita dal consueto».
Chiude dicendo: «La parola dimensione mi piace. Dice molte cose diverse. Tre sono facili da spiegare. Lunghezza, altezza, larghezza. Poi c’è la quarta, più difficile. Il tempo». 
 Ritrovo nel leggere un film molto amato,  una produzione coreana dal titolo Ferro 3. Ed intanto le tre donne si svelano, si raccontano e sembrano simili ognuna di loro a moltissime altre donne conosciute, a me, alle amiche, a chiunque. Storie di donne che vorrebbero una relazione fatta di fiducia, di realtà, di corrispondenza e si ritrovano immerse nell'immaginario di un messaggio  
“Vado avanti per giorni e giorni con quel poco che sembra tutto, e continuo a raccontarmi la mia storia. Ho cercato di scordarlo, l’ho mandato via, ho smesso di scrivergli, sono sparita sperando ogni volta di perderlo per sempre, invece ritorna. Basta un niente. Lui intendo. C’è sempre, non passa».
«Ma l’hai visto almeno una volta?».
«Sì».
«E com'era?».
«Diverso, è come pensa di dover essere per me, così io per lui. Come ci sembra di dover essere per noi. Quello che siamo davvero più dei pezzi che abbiamo aggiunto da soli, come se fosse un film».
Un libro di una verità assoluta
Ippolita Luzzo