sabato 30 luglio 2016

Goffredo Fofi a Cropani:appunti da Litweb

Futura di Lucio Dalla raggiunge ogni testa con "Chissà chissà domani su che cosa metteremo le mani" e "Telefonami tra vent'anni non ti preoccupare di tempo per cambiare ce n'è". Inizia così la sera a Cropani e intanto giungono tutti, tanti, Masnadieri e non, a sedere sui gradini del duomo, a salutare gli amici, ad aspettare Goffredo Fofi. 
Cropani Città del libro, grazie alla Masnada. "Aurora" ha vinto il premio di Piccoli masnadieri crescono e "Io mi chiamo io" è il ciondolo che resta nelle sue mani. Questa la trama del racconto scritto dalla ragazza vincitrice.
Raffaele Mercurio nel presentare  ringrazia  Pino Fabiano, scrittore e anarchico, per aver favorito la presenza di Goffredo Fofi a Cropani.
Arriva Goffredo sul palco e scorrono i video scelti dagli organizzatori.
Andiamo da  "In nome del popolo italiano" del 1971 con la scena in cui Ugo Tognazzi butta, nel fuoco di una macchina capovolta e incendiata, un dossier, butta le sue indagini di magistrato, e tutta brucia nel tifo calcistico fino  alla scena di " Zabriskie point" di Antonioni,  dove esplode tutto il castello, e fuoco sarà, ma non rosso del comunismo bensì fumo a bruciare le torri gemelle nel 2001 ad opera del terrorismo. "Brucia ragazzo brucia" del 1969 ci starebbe bene  in questo bruciare, istinto di vita, orgasmo di morte e distruzione per rinascere, in questo eterno desiderio di un falò.
 Il fuoco dentro, la voglia di dire ognuno la propria opinione, un giudizio. Il conflitto come momento vitale.
Della lunga conversazione con Goffredo Fofi, nei miei appunti molti titoli di libri citati, io raccolgo il sapore che ci rende liberi. Goffredo Fofi ama la comunicazione nonostante con questa oggi si impongano modelli di comportamento. La convinzione e la propaganda demonizzano concetti vitali come conflitto e storpiano il senso e il significato delle parole. Comunicazione viene dalla stessa famiglia di Comune, Comunione, Comunità, Comunismo... diventate ora parole ambigue, tutte. Nella terribile manomissione delle parole.
Goffredo Fofi ritorna all'adolescenza, ai suoi miti di allora: Davis un cittadino del mondo, che girava il mondo con un passaporto di sua invenzione e Zamenhof l'inventore dell'esperanto. La lingua del futuro, dei cittadini del mondo.
Quando si è scoraggiati bisogna avere la forza di reagire, sta dicendo Mastroianni al telefono di "Una giornata particolare", e benché Fofi ci dica di essere stanco e incazzato, rivendica l'arte come creatività, il gesto individuale della fruizione personale nei musei, contro chi ci spiega un quadro, perché l'arte è comunicazione, quindi merce, ma l'arte è anche ricerca quindi dialogo fra artista e spettatore. L'arte che fa pensare contro l'arte che non fa pensare. Arte è visione, religione, immaginario. Criminali sono coloro che addormentano il pensiero dei lettori, criminali sono i giornalisti, che stretti anche loro e diventati merce nascondono l'arte per davvero. Nella tensione di Boezio fra vero e falso sta Fofi, indicando un film vero, "Bella e Perduta" di Pietro Marcello, regista casertano."l film è la storia dell’incontro tra Tommaso Cestrone (l’angelo di Carditello, il volontario che nella vita reale accudì la reggia borbonica in stato d’abbandono contribuendo a rilanciare il dibattito sul degrado del casertano) e un bufalotto di nome Sarchiapone altrimenti destinato a morte certa."
Film che non vedremo nelle multisale. Un film che dovremmo accudire come Cestrone accudiva un patrimonio in abbandono. Ci sarebbe da scrivere una lettera lunghissima sui luoghi abbandonati, sui libri abbandonati, su un sapere abbandonato  e su una critica che non c'è più. Sul giudicare come atto di responsabilità. Dalla  lettera al mondo di Emily alle lettere del postino di Dara, alla critica come lettera, una lettera del critico al pubblico e al regista, in un triangolo isoscele, dai lati uguali, suppongo. Da semplice fruitrice di avvenimenti mi rendo conto di aver raccolto poco degli spunti ma mi riprometto di ritornare su Fofi, sul cerchio magico, su Letteratura e irriverenza, partendo da Grazia Cerchi, questa volta. Parleremo ancora di  "Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate" scritto dallo scrittore e giornalista polacco Ryszard Kapuscinsk nel 1983, più volte ricordato questa sera, e conosciuto grazie a Elsa Morante, parleremo di Svetlana Aleksievič  la prima giornalista a vincere un premio Nobel con libri da cronista, parleremo di una letteratura che fa servizio e mostri al mondo "Preghiera per Černobyl".  Ritornando a casa, al futuro, si naviga a vista, nel futuro che stiamo vivendo. L'aurora si tinge di rosa, o di rosso...

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