domenica 16 agosto 2015

Scrivere per viverci dentro. Sull'isola di Venerdì

Robinson Crusoe naufraga e vivrà per molti anni da solo su un'isola. Trova come compagno Venerdì salvandolo dai cannibali che infestavano l'isola. Dovrò rileggermi questa storia che già mi sembra più abitata del luogo, della cooperativa di disabitanti, del paese senza relazione continuata, della città  dove io dovrei abitare. Una isola che è isola fra isole. Senza alcun arcipelago mai, se non momentaneo, raro. 
Nell'isola la zattera di Robinson, nell'isola quotidiana la zattera si chiama scrittura. Robinson annota i giorni per non impazzire, per sapere quanto tempo sta passando, per dare scansione al tempo.
La scansione degli anni è stata inventata da noi umani per avere un prima, un poi e un mentre. Per avere una opportunità.
Così nelle isole, dove ci si attrezza per anni e anni,  la scrittura e la lettura sono vivi, vivono con noi dandoci la compagnia.
Ci scrivo e poi ci vivo dentro. Come Robinson scriveva e segnava sui muri i giorni, così noi tutti scriviamo sui blog, sui siti, sui fogli di carta, e insieme leggiamo sul cellulare, sul tablet, sul libro di carta, leggiamo e leggiamo l'invenzione di vivere.
Poi Robinson andò via dall'isola e ritornò in Inghiterra, lui era un personaggio  nel romanzo, noi, che nel romanzo non stiamo, restiamo e restiamo per sempre nel luogo da dove non siamo e per dove non siamo naufragati davvero, nell'unica e sola certezza che abbiamo, di aver per destino quest'isola in dono.

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