giovedì 4 giugno 2015

La Bruzzone e la Medea


Chi è L’assassino?- Medea- direbbe la Bruzzone e ne farebbe cento puntate di Porta a Porta
Non conosco la Bruzzone, non vedo programmi televisivi e men che meno questo genere di programmi imperniati sulla tragedia che dalla Grecia giunse alle nostre coste, senza un demiurgo che ci possa salvare.
Domani andrò a sentire, per la prima volta, chi è l’assassino e mi domanderò chi è l’assassino della cultura, della politica, della tragedia e del teatro.
Chi è l’assassino delle vite spiaggiate su un televisivo continuo, ribattente, immediato, che riproduce su scale e plastici scene dei delitti a scelta.
Non tutti i delitti infatti raggiungono lo schermo e l’attenzione di criminologhe preparate e psicologi indaganti turbine mentis.
Si sceglie il delitto passionale, così  erano detti un tempo i delitti nell’ambito familiare, si sceglie Medea, oppure Egisto, lo zio o il cugino, l’amante o il figlio e si va avanti nello svolgimento di una trama senza luce.
Così mi riferiscono.
Io conosco solo, poco e male, le tragedie greche, e sono andata a vedere la Medea di Seneca, tragedia che per la prima volta è rappresentata al teatro greco di Siracusa.
Una Medea che elabora e rielabora i suoi gesti, l’assassinio del fratello, dello zio, di Pelia, fatto a pezzi e bollito, e  riporta in superficie tutti i gesti fatti per aiutare Giasone, per consentire al vello d’oro di spostarsi dalla Colchide alla Grecia in un cammino da sponda a sponda.
Una Medea che vive e si interroga sul sale del Mediterraneo, un mare sempre più salato, nella ballata del mare salato di Corto Maltese, rimestando il suo baule, cambiando vestiti, e intanto viene  sballottata di mano in mano in giravolte concentriche dal coro in scena.
Una Medea che uccide sulla spiaggia salata i due bambini e poi va avanti ed indietro a chiedersi, a negare di averlo fatto, a parlare come se non lo avesse fatto, in un dialogo con sé stessa, un cammino interiore lunghissimo, dilatato. Come se il finale non ci dovesse essere. Epilogo aperto nell’interiore nudo di un gesto fermo. Senza moviola per tornare indietro.
Col coro  arrivano i secchi pieni di sale, suppongo, che seppelliranno Medea in posizione fetale, facendo ritornare alle origini il male che nacque con noi umani.
Chi è L’assassino?  Nella straziante storia di un vivere e convivere fra idealità e prassi, fra banalità e filosofia, gli stoici sceglievano la distanza e il suicidio, a volte.
Così sono  la distanza e la  capacità di mantenersi sereni davanti a qualsiasi cataclisma che  ci daranno la tranquillità dell’animo per affrontare ingiustizie e continui tentativi di manipolazioni della mente umana, dice Seneca, affidando a Medea il compito di ricordarci a quali nefaste conseguenze giunga un pensiero ossessivo.
Nel labirinto della mente e nel tunnel della rappresentazione riportiamo la scena scelta dal regista e gli abiti evocanti un totalitarismo vicino. Una storia che studiata va, dal personale che politico è.

La liberazione e la purificazione sia con noi, abitanti di anni sciocchi e televisivi. Da Medea a noi, il sale di spiagge senza luce

Nessun commento: