domenica 29 marzo 2015

La libertà del gesto. Marco De Martino

La libertà del gesto. Marco De Martino



I primi due passi e qualche ostacolo.
Nello spazio asfittico del sociale
 ognuno di noi cerca spazio per un  gesto
“ In ufficio o sui mezzi pubblici mi capita di pregare, il che consiste nell’aprire un libro e di leggerlo per due o tre minuti ( al mattino dura un po’ di più, un quarto d’ora)facendomi due segni della croce, uno all’inizio e uno alla fine. Fumare una sigaretta, col fatto che occorre andare dove lo si può fare, prende più tempo, e a tutti capita di perdere un minuto o due nel fare al computer qualcosa di personale e non di lavoro, oppure solo prendere il caffè. Eppure questi ultimi comportamenti non sono stigmatizzati, la preghiera sì” 
 Continua così Marco De Martino a scrivere  che una signora sul bus gli ha detto che certe cose si fanno a casa.
 Lui conclude osservando come sul bus altri leggono giornali e libri e scrivono su smartphone e nessuno si meraviglia.
Rivendica quindi la libertà del gesto, di fare la croce, di recitare una preghiera sottovoce, di sgranare un rosario, anche in Metropolitana.
Un gesto libero e un libero gesto.
Fuori da contesto in cui nostri gesti siano consueti, tutti i gesti sembrano poco consoni.
Ed il confine labile, in cui noi ci muoviamo gestualmente per essere accettati, comporta regole precise.
Ci alziamo infatti tutti in piedi a dire Ave Maria, all’esortazione di Don Giovanni Masi, collaboratore del Vescovo di Lamezia Terme, facciamo il segno della croce ed ascoltiamo attenti, in silenzio, le sue parole.
Costanza Falvo D'Urso ha appena concluso sua relazione che spazia da Pascal “ Ci sono verità che superano la ragione… compito della ragione è comprendere i suoi limiti” a limiti e regole, su dubbi e certezze, su luce e buio, sulle dinamiche interiori ed esteriori in cui camminiamo nello spazio di una conversazione.
Una conversazione che Marco De Martino vuole fare con tutti, vuol far conoscere a tutti, nella fideistica consapevolezza che credere sia ragionevole e, aggiungerei io, necessario ad allargare lo spazio percorribile del pensiero.
Nell’interesse fra noi uomini, piccoli, senza la luce della grandezza.
Mi interessa il gesto e il gesto rivela più delle Parole una disponibilità umana a voler credere in sé stessi, negli altri e in un disegno universale.
Per questo ho davanti a me il gesto di Marco, nell'accettare la penna e

Scegliere il verbo interessare per stare tra noi con un gesto naturale

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