giovedì 23 gennaio 2014

Hanno un destino i libri? Relazione Uniter- 24 gennaio ore 17


Il destino di alcuni libri pubblicati postumi- Relazione Uniter
Una domanda, avrebbe dovuto essere una domanda questa mia di oggi.Tutte le affermazioni sono una domanda. Una domanda sul perché mai autori pregevoli in vita non furono mai compresi anzi osteggiati e derisi, a volte, e inspiegabilmente dopo morti, anche dopo molti anni dalla morte, scoperti, compresi, osannati.
Su alcuni la risposta mi viene semplice, sono troppo avanti rispetto ai tempi, vedono oltre come profeti e a  nessuno fa piacere sentire con lucidità come tutto andrà a finire.
 I profeti hanno sempre fatto una brutta fine… benché vedessero oltre.
Su moltissimi altri autori ho una idea forse peregrina e irriverente.
Io credo che siano stati troppo intelligenti e abbiano irrimediabilmente mostrato ai soloni e padroni della cultura quanto il loro atteggiarsi fosse sciocco e limitato e per questo ignorati, ostacolati in vita.
 Una volta morti poi scansato il pericolo l’assenza del genio darà lustro alla loro presenza, dei soloni, e quindi tutti con un florilegio di celebrazioni.
Un destino? Non so
Scrivere polvere, a volte si a volte no
C’è un destino per cui alcuni libri debbano vivere e altri scomparire nell’oblio?
Penso al bisnonno della mia amica, ai suoi pregevoli canovacci di teatro… scomparsi, penso a tanti e mi interrogo
Sulla parola cultura ormai si dice tutto e di più, a me provoca orticaria solo il suono, per me è solo un sostantivo mistificato, senza vero riferimento. Non è cultura partecipare ai tanti consessi paludati, non è cultura la piaggeria e il conformismo.

La cultura non esiste. La cultura come capacità di intravedere la luce del nuovo in un’opera che irrita, spaventa, in un’opera nuova.
Allora bisogna aspettare che sia la morte dell’autore a dare all’opera quello che i colti non diedero in vita…

Roberto Bolano in una sua ultima intervista, sapeva di dover morire…
Quali sentimenti le suscita la parola postumo?
Sembra il nome di un gladiatore romano. Un gladiatore invincibile. O almeno questo ama credere il povero Postumo per farsi coraggio
 Postumi
Sono stati moltissimi.

LO SCRITTORE POSTUMO PUBBLICA MOLTO DI PIU' CHE QUANDO ERA IN VITA E RINUNCIA IMPROVVISAMENTE A CONTINUARE. MA QUESTO VA IMPUTATO ALLA SUA INEDITA MOBILITA'. (G. Pontiggia) con ironia


 Ogni libro ha il suo destino
Ci sono libri e libri
Ci sono scrittori e scrittori
C’è di tutto di più.
“ Campiello postumo ad Ugo Riccarelli
Settembre 2013, Ugo Riccarelli, morto il 21 luglio scorso, vince il premio Campiello con “ L’amore graffia il mondo”
La prima volta che il premio viene dato postumo.
Rifletto  su come la giuria abbia motivato il suo esserci, un autore non muore, un libro vive di vita sua, l’eternità della scrittura.
Quella stessa eternità che rivendichiamo tutti, in una fotografia, nel sorriso di un nipotino, nel possesso di un castello, in un libro che si pubblica.
Un amico scherzosamente e amaramente mi fa:- Bella soddisfazione ad essere pubblicati postumi!-
.
Ripenso invece ai tanti scrittori che non seppero in vita di aver scritto opere che ancora noi leggiamo, ripenso a Terramatta di Rabito, un diario scritto su quadernoni neri, in dialetto, scritto in modo febbricitante, senza corsi di scrittura creativa, spinto, l’autore da un fuoco divorante di raccontare la sua e la vita degli altri, di raccontare guerra e patimenti, scherzi e storie… affidate poi al figlio, che li ritrova in un baule, li prende e partecipa al concorso indetto da Einaudi, vince e solo dopo un anno, forse più viene pubblicato. Grande successo di vendite. Caso letterario. Fatto film. Vince il film e viene intervistato il figlio che non buttò, come tanti altri hanno fatto, quello che il padre aveva scritto.
Un destino?
 Quanti artisti, scrittori, musicisti subirono in vita il disconoscimento della loro genialità ed io mi chiedo spesso se …
come ogni uomo ha il suo destino anche le opere create dal genio umano abbiano un loro destino.
Me lo chiedo quando mi raccontano di fogli perduti, di scritti abbandonati, di quanto spreco ci sia dell’ingegno umano.
Me lo chiedo al leggere di come sia stato casuale il ritrovamento, la notorietà e a volte il successo in opere che ormai fanno parte del nostro bagaglio culturale. Famosissimo il caso del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, il suo svelamento certo per opera di Elena Croce ma lei lo riebbe in mano solo da un paziente in analisi dalla moglie terapeuta dell’autore.
Mentre il paziente e la dottoressa facevano terapia, probabilmente alla dottoressa le sarà sembrato una situazione simile descritta dal marito e… molto fortuitamente il libro si svegliò e uscì nel mondo. Serendipity… ahahah
Meno famoso il caso di “Parole del tempo” una raccolta di poesie di Lorenzo Calogero, che in vita quasi nessuno conosceva, e che fu pubblicata postuma molto recentemente.
Lorenzo Calogero con le sue poesie sottobraccio sta in piazza Duomo e appena andato alla Einaudi per chiedere se siano arrivati due suoi manoscritti. – Mai pervenuti- gli risponderanno. E di lui rimarrà quella fotografia, cappello in testa, lungo cappotto, cartella in mano come uno scolaretto che Sinisgalli definisce “del tutto enigmatico ed ermetico.
Ma il destino delle sue poesie sarà diverso. Nel 1962 e nel 1966, dopo la sua morte nel 1961, tra il 22 e 25 marzo, in circostanze non chiarite, le sue poesie escono, nasceranno con due raccolte e i suoi “ quaderni di Villanuccia” creeranno il caso Calogero per poi essere di nuovo condannato all’oblio, ”Un abitatore del vento”( come dice il  filosofo che lo influenzò- Heidegger)
Poi un progetto Calogero avviato dal dipartimento di filologia dell’università della Calabria riprende gli 804 quaderni di pensieri che “non ebbero inizio così come non ebbero fine” dice lo stesso autore. Il 12 marzo 2009 Vito Teti si trova davanti ai quaderni di Calogero, neri o colorati, degli anni cinquanta, quaderni che ritornavano e nel cinquantenario della morte del poeta si ultimerà il lavoro per una edizione complessiva e critica.
Un destino?
 Simile Emily Dickinson che a sole, scherzo, quaranta anni dalla sua morte, vedrà da lassù le sue opere tolte dal baule e  pubblicate da una nipote acquisita.
Simile Pessoa che muore nel 1935, quasi inedito in patria, aveva pubblicato una sola raccolta di poesia Antinous e 35 sonetti” e l’opera Mensagem “Messaggio”, una raccolta di poemi su grandi personaggi storici portoghesi.  Soltanto negli anni  cinquanta qualcosa e solo negli anni ottanta verrà pubblicato “Il libro dell’inquietudine” ed esplode in Portogallo e nel mondo il fenomeno Pessoa alcuni studiosi ancora studiano scritti da pubblicare da un baule immenso, ancora si continua a cercare,  dopo che anche  Tabucchi si innamorò di lui e ne divenne il testimone.
Un destino?
Non so
Forse alcuni pensieri sono troppo avanti per i contemporanei, disse Octavio Paz di lui,  forse alcuni gusti sono troppo belli per essere fruiti subito, forse ogni opera, come tutti noi, ha il suo destino e imperscrutabili sono le vie del Signore, nell’Apocalisse, ma io ho spesso una rabbia vera nel vedere tanto e tanti scivolare e veleggiare  nel riconoscimento e nel plauso per sciocchezze, e invece vedere tanti bravi, ragazzi geniali, nella musica, nelle arti, nella poesia, che vagano come Calogero, con cartellina in mano.
Adesso c’è il web
E Dino Campana dico io, scherzosamente, adesso avrebbe scritto su un tablet.
Destino anche qui,terribile il suo come terribile per Guido Morselli che si uccise nel 1973 sempre boicottato e dopo la sua morte pubblicato.

Dipende sempre da chi leggerà, da incontri, da situazioni, da quel quid che permetterà la cernita fra un campo di spighe, di chi volenteroso presterà orecchio e sguardo all’unica opera che vale davvero.








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