martedì 29 ottobre 2013

Non conosco nessun Luigi



 Stralcio da un romanzo mai edito.

Che terribile crudeltà!!!!

Credimi, la cosa più crudele  la vita mi vuole infliggere ogni volta che io mi affaccio alla finestra a guardare un momento è questa risposta continua, uguale e monotona.

Dalla nascita…

Evidentemente è così.

Comunque se ti posso essere utile mi fa piacere

Ma onestamente questo tuo arroccamento non mi facilita

Sarei felice se tu mi aiutassi a capire come mai  io sbagli sempre, vero?

Te lo scrissi una volta in un post

Tutto si spegne  da me

Scusami

scusami

Non voglio sapere chi sei, cosa suoni, stai tranquillo, non so assolutamente nulla.

Stai tranquillo

E scusami

Per le domande

È che ho questo difetto

Sono curiosa di sapere come si vive

Come vivono i miei simili

Come é la vita fuori

Di chi suona, di chi canta, di chi vive

Certo esco anche io

Vado per le strade

Vado a mare

E faccio

un bagno

E poi guido almeno un po’

E ho anche qualche amica

E mi dicono che  sono simpatica

Ma poi

Ma poi

Ma poi



Luigi



La bambina, tu dici?, ma perché?

Questo dispetto proprio a me?

Ma perché debbo guardare sempre in giro stupefatta

Un carosello di incontri

Ed io non incontro

nemmeno la mia ombra?

Luigi

Riscusami

È un errore madornale

A me non è permesso

incontrare umani

Dalla nascita eh

Sarà stata una strega cattiva che accanto alla mia culla ha sentenziato:

Sta piccina non incontrerà nessuno

Per quanto lei si applichi

Il mondo le sfuggirà

Per quanto lei adori conoscerlo

Il mondo di più le sfuggirà

Ci sarà un amuleto, un artificio per spezzare questo incantesimo?

Lo voglio credere e da ora da questo momento non chiederò più a nessuno come si chiami…



Figurati, Luigi, che una volta, nel reale, in un oratorio, dove ballavamo ogni venerdì, io chiesi ad una donna:-Come ti chiami?-

 lei mi rispose:-Perché lo vuoi sapere?-

Ed io didascalica:-Perché così quando ti rincontrerò ti saluterò chiamandoti per nome-

 lei acida:-La prossima volta te lo sarai scordato il nome.-

 io inflessibile:-Io non scordo, quell’altra mi ha detto il suo nome ed io me lo ricordo-

Ma non ne valeva la pena, Luigi, non ne vale la pena, vero?

Conoscere i nomi, i cognomi, i visi, le strette di mano… ma no



 mi libererò da questo sortilegio

e leggerò a voi tutti

il muro che ho buttato

per conoscervi inutilmente

mercoledì 23 ottobre 2013

Tre ore, tre donne, senza dirsi nulla



Tre ore, tre donne, senza dirsi nulla

Parlando tanto.

Siamo in tre davanti a crema di zucca fumante, crostini e tre donne. Non ci vediamo da tempo. Una, l'amica a me tanto cara, è stata molto tempo fuori, dalla figlia, dal nipotino, ha trascorso l’estate al mare con loro, ora non so. Dell’altra donna, conosciuta da me, in tempi difficili, non so assolutamente nulla. So soltanto che io e lei siamo agli antipodi, quanto più lei è misteriosa, una sfinge, celata, sul suo vivere, tanto più io sono un megafono sul mio. Stima reciproca certo ma due modi  diversissimi. Loro due, la mia amica e lei, si ritrovano in maggior sintonia. Ne sono felice. Non ho mai avuto gelosie, sono sempre molto consapevole delle innumerevoli possibilità negli incontri.

Su una tovaglia bianca, piatti bianchi con bordo rosso, e l’arancio della zucca.

Parliamo, dunque.

-La crema di zucca, squisita, con una mezza patata, per rendere cremoso il tutto, ci voleva la panna nella ricetta originaria-
 invece io ho messo il latte,
 -hai fatto benissimo-
 -la densità è quella giusta- 
-anche la cipolla si sente pochissimo-
- poi ho frullato dopo aver lasciato qualche cubetto a parte-
 Squisita.

Golosamente finiamo di assaporare quella bontà e arriva il petto di pollo all'arancia con contorno di verdure, scarola con uvetta passa. 
Qui io consiglio di comprare dal macellaio non il petto, sempre insapore, ma la sopra coscia, disossata, tolta la pelle, aperta a libro e fatta arrosto come se fosse una bistecca, una vera prelibatezza.

Alla frutta io sgranocchio felice un melograno, lo succhio, sputacchio i semi, e poi avrei macchiato tovaglia,
- però c’è il Vanish per le macchie-
- forse è meglio lo Chanteclair-
 -una spruzzata e via-
 -certo che candeggiare rovina i tessuti…io preferisco sempre il bianco, proprio per questo, biancheria deve essere bianca-
 -Sarà- intervengo io- però le lenzuola rosse, arancioni, gialle, verdi, sono allegre, un giorno nell'azzurro-
-No, no- fa lei- io non saprei dormire in un letto colorato.

Che vi dicevo prima?
 Continuiamo al caffè, non senza aver disquisito di sfilati e corredi, loro due, 
che io sin da piccola sono allergica a dodici paia di asciugamani in cotone o di spugna, mi piace comprare secondo il gusto mio, non avere cassetti già scelti da tempo, infatti loro due aggiungono che le figlie, una, già sposata, ha lasciato tutto dalla mamma perché,
- sai, indovinare il tavolo da pranzo che si sceglierà è difficilissimo. Tondo, quadrato, ovale, oppure  allungabile e allora cambiano tutte le misure delle tovaglie.-
- Sono utilissime, queste, perché nei tempi in cui si facevano le feste, i bambini festeggiavano il compleanno a casa-
 Io ricordo come un incubo quei bimbi sciamanti, loro, le mie amiche, sì, riconoscono che quei piccoli finivano anche sotto il letto, però le tante fotografie con le candeline, con la torta, quelle  nello scatolone, rimangono. 
Appunto.

Siamo sedute ora su una terrazza baciata dal sole, i monti circostanti verdi, i ruderi del castello ci fanno  da spettacolo e lei si fuma una sigaretta parlando del libro di Piperno. Persecuzioni. Vincitore del premio Strega, anzi no, lui il premio lo ha vinto con Gli inseparabili, ma avrebbe dovuto vincerlo con Persecuzioni, asserisco io.

Lei dice che è una vicenda impossibile, io teorizzo che è la realtà di nostre esistenze, insicure e deboli, in mano ad eventi che se chiudiamo nel bozzolo ci  avvolgono e ci annegano come il protagonista.  Due visioni diverse. Abbiamo trascorso un bellissimo pomeriggio senza parlarci.



  

lunedì 14 ottobre 2013

Ciao, Caterina - Tiziana Iaquinta

A Tiziana Iaquinta



Le parole che non ti ho detto-Film

La fine è il mio inizio-Tiziano Terzani

La vita non è uno scherzo- Nazim Hikmet



Un gioco: la vita può esserlo, però diventa il gioco del riconoscersi.

Quante cose tu conosci di me? Quante cose io conosco di te? Giochiamo?

Giochiamo? chiede il papà a Caterina, la sua piccola bimbetta di tre anni, durante un lungo viaggio in macchina, imbottigliati nel traffico.

Giochiamo al gioco che tu mi hai suggerito, piccola mia, giochiamo a conoscerci. 
Siamo per questo al mondo, vero?



Dal libro al palcoscenico, dal Teatro dell’Acquario e di nuovo in macchina, a conoscere e conoscersi per amarci.
- Ciao, Caterina-
elaborazione proposta dall'associazione culturale Alt Art

Tiziana Iaquinta si commuove, sulla scena Marco Paoli, regista attore, nel ruolo di padre, monologa e dialoga con Caterina, figlia di Giuseppe e Tiziana, una bimba di dieci anni, ora. Dialoga con le parole che Giuseppe ha detto a Caterina negli otto anni del loro viaggio. Cosa piace, cosa non piace, quale lavoro faccia, chi sia il suo papà.
Da due anni Giuseppe viaggia su altre strade, in un'altra dimensione, in un altrove che noi immaginare non possiamo, nella luce e nell'eterno del mistero.

Da quel suo luogo, però, lui ha dettato a Tiziana, sua moglie, un continuum di parole, sensazioni, di immagini, e lei senza fermarsi, spinta dall'urgenza di dirle, le ha scritte inverandole in un libro. 
-Ciao,   Caterina. Lettera sulla soglia-

Lettera sulla soglia, prima di partire per sempre, lettera sulla soglia, dopo una lunga visita, di ritorno da lassù, dal luogo che non c’è, da dove si può tornare solo se quaggiù sono rimasti gli affetti. 
Celeste è questa corrispondenza di amorosi sensi- L’entusiasmo di esserci, di volere, di trasmettere, di dire, l’entusiasmo di oltrepassare saltellando, come i tanti saltelli che abbiamo o avremmo dovuto fare da bambini, di andare oltre, questo vuol dire vivere e reinventarsi giorno dopo giorno il gioco degli affetti, dei legami, della simpatia con i nostri simili, con i nostri cari.

-Tu coniugherai al presente- sulla soglia Giuseppe, nel commiato.

La vita non è uno scherzo, prendila sul serio, ma sul serio a tal punto che a settant’anni, per esempio, pianterai degli ulivi, perché non crederai alla morte, pur temendola, e la vita peserà di più sulla bilancia… sentivo questi versi di Hikmet nella mente mentre la scena andava. Sentivo tante altre assonanze, tante connessioni fra esseri dotati di sensibilità amorevole, e poi tutti i nostri scritti si incontrano.

La chiave che libera il gioco, la chiave che ci apre la fantasia e ci fa interpretare l’altro, la chiave magica si chiama scrittura, lettura, recitazione, musica, pittura, fotografia. Si chiama condivisione.

Caterina non era presente ieri sera al Teatro dell’Acquario, si parlava solo di lei sulla scena, il suo posto accanto alla sua mamma portava ben scritto sul foglio bianco
- Riservato a Caterina-

Io credo che a lei sarebbe piaciuto moltissimo, io credo che le piacerà moltissimo, col tempo, crescendo, ascoltare e sapere le tantissime cose che ognuno dei due conosceva dell’altro e giocare un gioco che vinciamo solo se siamo attenti.

Solo l’attenzione, cara Tiziana, conserva dettagli, osserva e cataloga, sceglie e imprime nel ricordo tutto il meglio e tutto il peggio che ci può succedere per ridonarci tutti i nostri giorni, sbagliati o no.

So che questo è il tuo stesso sentire, so che questo è il nostro comune retroterra di studio e di passione, inutile quindi mi sembra il mio dire.

Se scrivo adesso è solo per testimoniare, per testimonianza di una comunità fra viventi in terra e in cielo, una stessa comunità

Guarda il video di "L'arcobaleno"

Io son partito poi così d'improvviso

che non ho avuto il tempo di salutare

istante breve ma ancora più breve

se c'è una luce che trafigge il tuo cuore

L'arcobaleno è il mio messaggio d'amore

può darsi un giorno ti riesca a toccare

con i colori si può cancellare

il più avvilente e desolante squallore

Ecco la canzone per noi. Battisti la dettò a Mogol, da lassù, come Giuseppe ha fatto con te, come continueremo sempre tutti a parlarci se lo vogliamo, perché tutto il nostro fare, dire, immaginare, è volontà.
Ippolita Luzzo 

venerdì 11 ottobre 2013

Gianni Ianni Palarchio- per noi




Ho visto che cercavi un motivo per essere felice- Gianni Ianni



Esistono gli angeli? Se esistono sono come noi, come te, come me, come lei,

 come noi tre, seduti qui, al tavolo, abitato dai tuoi fogli.

Siamo con i tuoi fogli in mano, con loro che sorridono e che parlano,

siamo qui e ci parliamo tutti, perché questa è poesia.

Per amore, solo per amore, disponibilità a viaggiare per incontrarsi, attenzione verso,

donare un momento, donare per allargare il nostro vissuto.

Poesia

Tue poesie, tante poesie e fra queste ora ho conservato questi tuoi versi nei miei documenti


“Non ho voglia di capirne il senso

come di essere felice nel passaggio,

ma ti ho vista ridere in un mondo che è solo il mio

e se pensi, credi e speri che sia solo fantasia

nel mondo che io non conosco tu non ridi più.”


Noi abbiamo riso con gli occhi e già mi manchi, già ci manchi, ti direi

 se non temessi di essere poetica come un bacio perugina.


Gianni Ianni, poeta che protegge e vuole essere protetto

Poeta che ha voglia di famiglia e di libertà

Intensità e spirito da bohéme, comprensione e capacità di esprimere,

 poeta creativo come il suo segno aquario con luna in cancro


“Quello che non ti ho dato”


“E tu, padrona di ogni cosa e splendida melodia

che non esisti ancora e non ti ho ancora pensato

 perché laggiù, dove tu mi attendi,

 ci sarà poesia e suoni di foglie, gocce di rugiada e l’amore che ti ho dato.”



E tu...è una persona ideale che non esiste

e tu mi aspetti

e tu mi vedi

e tu vorresti quello che io non ho dato


“È poesia...dove tu mi attendi...non so dove sia, non so chi tu sia, non so nemmeno se ci sarai, ma è l'ideale che incanta i sogni...”


 L’azione… manca l’azione, infatti, così mi dice ora la tua luna a conferma di una mia domanda lontana, la tua luna esalta il lato fantastico e rischia di sottovalutare la realtà inevitabile



"e tu vorresti quello che io non ho dato."

Molti ormai ci vogliono convincere che poesia e scrittura sono mondi avulsi dal nostro vivere personalissimo, ci vogliono convincere che se c’ è un momento autobiografico quello scritto non è valido, che noi dobbiamo scindere, insomma valutazione e fruizione dell’opera dall’artista e dalla sua vita.

A me sembra crudeltà, sembra che sia un dividere in due il bambino, come propose Salomone alle due mamme che se lo contendevano, e come la mamma amorevole io urlerei che dividere artista dalla sua arte non è possibile. La vita dell’artista si legge lì 
e lui ce la regala, volente o costretto dal suo stesso impellente stimolo di viverla con noi, per non tenerla più. Nonostante tutto è bellissimo dare a chi ascolta il peso che ci grava, il fantastico che ci lievita, il vortice che rapisce.


“Ho visto che cercavi un motivo per essere felice

Ho visto la tua immagine allo specchio inseguire una certezza

Ho visto che non era natale e che niente potevi regalarmi

Ho visto che neanche con tutto l'oro del mondo potevo comprarlo

Ho visto che non c'ero e che non ci sarei mai stato

Ho visto che non era la fine, ma l’inizio del racconto.”

Ed ora che ci siamo visti lo sappiamo di sicuro che non è la fine ma l’inizio del racconto.

"Ho rivisto il mondo che parlava e si dibatteva

con occhi stolti, grandi e sognatori;

sentivo l'ansia ed ogni suo pudore

che tendeva all'incanto e alla massima gloria.

Certe verità vanno conquistate,

certe parole dette

per chi comprende e si lascia andare

e vuole portare il tempo e il suo passare

ad un solo istante

che non può, non sa e non vuole

finire mai.

Oggi, quel che è perso è perso,

è fuggito via,

troppo lontano per essere raggiunto,

troppo vicino per essere dimenticato
Ciò che è perso è perso

e, per quanto possa essere doloroso,

è meglio che non torni mai più."
a la buena de dios- cantavano I ribelli, nel 1966, ed io non so perchè la ricordo con te.
Una poesia, la tua, dialogante, un discorso con noi, con chi ti incontra, una prosa limpida e verseggiante, verdeggiante, nonostante succeda di tutto di più, nonostante si perda e mai più si rigiocherà quella partita. Sul campo, in derby senza arbitro e senza pubblico, fischia lo stesso la fine del primo e secondo tempo, e le due squadre lasciano il terreno a capo chino, senza esultare. Oppure sì?
Nelle tue poesie, sicuramente certi di aver giocato una buona partita, il rimpianto del gol mancato é solo un attimo, poi i giocatori ritorneranno ad allenarsi.
Precario é il mondo, precario il lavoro, precario il vivere, però... la costante rimane.
E la poesia del tuo accompagnare il primo amore all'altare é la favola vera che non ci illude. Se esiste poesia il suo valore aggiunto accompagnerà anche noi.  Per questo tu scrivi. Ancora "quando il cielo biasima se stesso con temporali, siamo noi che dobbiamo dargli fiducia affrontando la pioggia" perché come diceva Finardi, "ci può cadere il mondo addosso, finire sotto un masso, ma non ci arrenderemo mai" ora sì.