martedì 27 agosto 2013

A Daniela Rabia- Naufragio alla vita, Emily-



A Daniela Rabia- Naufragio alla vita, Emily-

L’Emily Dickinson,  che tu amerai, scrive  lettere a Mister Higginson.

Scrive lettere al mondo che non le risponderà mai.

Scrive compita, affettuosa e sincera, credendo vero, credendo grande il suo interlocutore.

Lui è soltanto un uomo comune, lei è la più grande poetessa americana.

Così sarà.

Usciamo stasera dalla visione di un film insieme

-Spring Breakers – vacanza di primavera, la tradizionale settimana di vacanza totale che hanno gli studenti degli Stati Uniti in luoghi di mare come Miami.

Vacanza totale di sole, di ballo e di sballo, di orge, di alcool, di niente.

Ne usciamo stanche e dispiaciute  che per alcuni la vita sia fatta di male e di sempre, di nulla perfetto elevato a coscienza, di corpi sciupati, una vita senza, eppure con cartamoneta sparsa e infilata in mutande, in modo che sia soltanto una cosa, il corpo e il denaro.

“ tornando a casa, stavolta, finalmente,

non ho respirato più quell’odore di morte,

quel nulla invadente, non mi ha più travolta.”

Un papavero-
 hai scelto questa poesia per salire sul palco la sera del dodici Agosto, ed anche stasera uguale resta la tua e la nostra considerazione.

Noi, manco morte, saremmo andate in luoghi abitati da turbe impazzite ballanti e gridanti Osanna al denaro, noi, manco morte, avremmo bevuto un sole bicchiere che non fosse di acqua, noi, manco morte, avremmo preso in mano una pistola e sparato a qualcuno.

“Stiamo ferme sul ciglio della strada,

la mia dolce amica ed io,

mute nel chiarore,

guardandoci fisse negli occhi,

 e tenendoci stretta la mano,

nel loro ciarlare vano…”

Dalla nostra infanzia rubarono entrambe un giardino, il tuo di mattonelle rosse scheggiate.

Ti “resta la visione di una immagine fissa,

lucente, irriflessa nella memoria che scorre”

Ed io, mostrandoti il luogo del mio giardino sparito per una sala di matrimoni, rifaccio l’atto magico di farlo apparire.

Noi siamo infanzia

“ Anime limpide e serene”

… salvatesi di una salvezza che non conosceranno mai;

che è scampare la vera tragedia del naufragio

…un divenire che diviene certezza

Della sua scontatezza indelebile.”

Dal Titanic ci siamo salvate e ora?

Continueremo a restare aggrappate alla zattera di fortuna, al relitto che galleggia nel mare nostro e solo, oppure molleremo gli ormeggi ad ancore in secche e troveremo la brezza di veleggiare?

Per ora lasciamo che sia lei a volare per noi, la poesia, ancorandoci e liberandoci come un aquilone tenuto per mano dai bambini all’uscita di scuola.

E’ primavera… e l’albatros vola




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